Balcani e Mar Nero: la NATO Defense College Foundation in un convegno analizza la situazione attuale dei Paesi dell’area. Particolare attenzione anche alla guerra in Ucraina

ROMA. Ottavo appuntamento per gli eventi annuali che, dal 2014, la NATO Defense College Foundation dedica all’area dei Balcani e del Mar Nero.

Una mappa dei Balcani

Grazie all’intervento di 14 specialisti regionali e alla partecipazione attiva di un pubblico di più di 250 persone (in presenza e collegate virtualmente) la conferenza, tenutasi nei giorni scorsi a Roma, è stata l’occasione per discutere a fondo le principali sfide e opportunità di una regione di grande rilevanza strategica per l’intera comunità euro-atlantica.

Per Alessandro Minuto-Rizzo, presidente della NATO Defense College Foundation “la regione è sempre stata cruciale per la sicurezza europea. E’ stata crocevia di molti interessi e ambizioni sia che si tratti di nazionalismo regionale o di vari fattori esterni, tra cui la Russia. I Balcani e la regione del Mar Nero dovrebbero entrare a far parte della comunità euro-atlantica”.

Alessandro Minuto-Rizzo, presidente della NATO Defense College Foundation,

Nel corso del suo intervento Pasquale Terracciano, Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha evidenziato come “le regioni dei Balcani e del Mar Nero stiano affrontando una grande instabilità, con importanti conseguenze per la NATO e per l’Unione Europea. Al contesto attuale si aggiungono, inoltre, dinamiche economiche e sociali radicate, che rendono la regione difficilmente prevedibile”.

Per Ivan Vejvoda, permanent Fellow e Direttore di “Europe’s Futures”, Institute for Human Sciences di Vienna “i sei Paesi dei Balcani occidentali hanno il dovere di migliorarsi. Diventare più democratici, più aderenti alle regole e con un sistema giudiziario più indipendente. Ci sono decisioni geopolitiche e geostrategiche che richiedono coraggio e audacia”.

“Penso che con la candidatura all’Unione Europea dell’Ucraina e della Moldavia – ha aggiunto  – stiamo vedendo dei passi importanti: la dimensione euro-atlantica del nostro continente deve essere rafforzata”.

Nel suo intervento Solomon Passy, presidente dell’Atlantic Club of Bulgaria di Sofia ha ribadito che “la nostra forza sta nell’unità e la nostra debolezza nella divisione. Il primo obiettivo del nostro nemico è dividerci. Il nostro primo obiettivo deve essere trovare l’unità attraverso la NATO e l’UE, con tutte le sue istituzioni come l’Eurozona e l’area Schengen. Tenendo conto della realtà che ci circonda, abbiamo bisogno di soluzioni efficaci e di misure concrete”.

Ahmet Evin, decano della Facoltà di Arte e Scienze Sociali e professore emerito della Sabancı University di Istanbul ha sostenuto, invece, come “il lento percorso dei Balcani occidentali verso l’adesione all’Unione Europea sia dovuto anche alla quantità di divisioni etniche, politiche e culturali presenti nella regione, così come nella maggior parte dei singoli Paesi dell’area più vasta”.

Bruno Lété, senior fellow di Sicurezza e Difesa della German Marshall Fund of the United States di Bruxelles ha sostenuto come “gli allargamenti dell’UE e della NATO abbiano sempre esclusivamente contribuito alla pace e alla stabilità in Europa e non sono certo responsabili della guerra a cui assistiamo oggi nel continente”

“L’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia ha portato la regione del Mar Nero, una volta considerata periferica, al centro dei processi di sicurezza euro-atlantici – ha detto Harun Karčić, giornalista e analista politico di Al Jazeera Balkans, con sede a Sarajevo – . Per di più, la guerra ha evidenziato come quest’area non debba essere considerata separatamente, bensì come parte integrante dell’intero sistema di sicurezza europeo”.

Un soldato russo con la popolazione civile

Secondo Mădălina Mocan, fellow di Aspen Institute Romania “vale la pena ricordare che negli ultimi due anni si è assistito a un aumento della cooperazione nella regione, anche nell’ambito di meccanismi europei e internazionali per il monitoraggio dei progressi di ciascun Paese nella lotta ai traffici e alla criminalità organizzata”

Sem Fabrizi, già Ambasciatore dell’Unione Europea in Serbia, ha parlato dei problemi sostanziali che incidono sui Balcani occidentali, anche di quelli meno noti.

“Su questi – ha detto – l’UE gioca un ruolo fondamentale nella regione attraverso due strumenti importanti: l’iniziativa politica e la strutturazione delle politiche. Ci troviamo in un momento positivo in cui entrambi gli elementi hanno acquisito nuovo impulso, e l’allargamento, nonostante i suoi momenti di stallo, è tornato in cima alle agende”.

Secondo Ana Ðurnić, ricercatrice nell’ambito delle Politiche Pubbliche dell’Instituto Alternativa di Podgorica “se parliamo di anticorruzione, il Montenegro ha un’agenzia dedicata che è nata in quanto requisito dei negoziati per l’adesione all’UE, ma che attualmente non porta risultati concreti, non previene e non educa. Ciononostante, abbiamo comunque ottenuto vittorie importanti nella lotta alla criminalità organizzata: tra le altre cose, collaboriamo attivamente con INTERPOL e Europol”.

La sede INTERPOL

“Tutti i Paesi dell’area hanno un retroterra diverso – ha sostenuto Yannis Alexis Zepos già Ambasciatore e Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri di Atene -. La loro evoluzione e trasformazione non è stata lineare, non é neppure passata attraverso processi e modelli uguali tra loro. E ciò non va dimenticato”.

Nel suo discorso Slavica Grkovska, vice primo ministro per le Politiche di Buon Governo di Skopje “una delle mie più grandi delusioni è che la regione non abbia imparato la lezione dalla guerra nell’ex Jugoslavia. Giocare la carta del nazionalismo non è mai una soluzione. Anzi, dopo averlo fatto, è molto difficile tornare indietro. La guerra in Ucraina è tragica, ma ora che l’adesione della nostra regione all’UE è considerata una priorità, può anche rappresentare un punto di svolta”.

Per Alba Çela, direttrice dell’Albanian Institute for International Studies di Tirana “nessuna delle sfide che ci troviamo ad affrontare può essere risolta individualmente. Abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione regionale, e una cooperazione che sia inclusiva. Diversi esempi nel passato ci dimostrano che, lavorando insieme come regione, e insieme all’UE, possiamo ottenere dei risultati buoni e duraturi”.

E per Francesco Martino, analista dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa di Sofia “tutte le società dell’Europa sud orientale stanno attraversando una situazione difficile: la maggior parte dei Paesi sta vivendo un forte calo demografico e un aumento dell’invecchiamento della popolazione, due fattori che rendono le società meno flessibili e, in qualche modo, più insicure”.

La registrazione completa dell’evento è disponibile sul canale YouTube NATO Foundation

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